Lettera della dirigente
Cari ragazzi e ragazze, famiglie e personale
Stamattina, entrando a scuola, mi ha assalito una profonda tristezza, una scuola senza studenti perde tutto il suo senso: ragazzi che la animano, che sorridono lungo i corridoi, che discutono , che nei laboratori fanno prove di lavoro vero, che attendono fuori della mia porta per essere lodati o ripresi ma sempre e soprattutto ascoltati… ecco, senza i nostri ragazzi, ci sentiamo sospesi fra un presente che ci spaventa e un futuro che desideriamo costruire insieme a voi.
Da tanti anni vivo di scuola, prima studente come voi, poi educatrice, insegnante e infine Preside , mai, finora, avevo vissuto una crisi così profonda: il terremoto, quello sì, in questi anni, ci ha accompagnato e ci accompagna come eventualità cui essere preparati, ma un terremoto, per quanto terribile , non impone lontananza alle persone, ecco ciò che più di pesante alimenta questa crisi, la necessità di allontanarsi per poter arginare il contagio, la sfiducia e la paura nel contatto con l’altro e allora, cari ragazzi, che sia solo un momento, lavoriamo e lavoreremo perché al più presto, appena possibile, possiamo tutti recuperare la serenità e il piacere dello stare insieme.
Voglio sottolineare come in questo frangente, comunque, la scuola c’è: insieme al personale ATA e a docenti pronti a trovare soluzioni perché la nostra missione, quella dell’insegnare e dell’apprendere, possa malgrado tutto andare avanti e non lasciarvi soli, stiamo lavorando per fare in modo che questo tempo sospeso non sia inutile. Potrei dirvi di riempirlo di musica, di lettura, di bei film, di arte e già questo basterebbe a non renderlo vano, ma i nostri programmi e la vostra crescita nelle competenze che devono appartenervi quando uscirete da scuola non possono fermarsi e così accompagneremo le vostre mattine a distanza anche ai tempi del COVID-19.
Alle famiglie rivolgo un caro saluto e un affettuoso consiglio: perché non cogliere almeno qualcosa di positivo in questa fase di gran preoccupazione? Più tempo da dedicare ai figli o quantomeno un tempo più disteso, il tempo per ascoltarli e sentirli vicini, pur nel loro desiderio biologico di staccarsi e di vivere di vita propria. E allora, ogni tanto, invitateli a stanarsi dalla camera, a mettere da parte il cellulare e a guardarvi negli occhi mentre parlate: scoprirete perché ci mancano tanto!
La vostra Preside
Marta Boriosi