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Con l'Istituto Agrario opportunità a tutto campo!


Negli ultimi 5 anni, le scuole superiori di agraria hanno fatto registrare un aumento del 36% di studenti iscritti. A evidenziarlo sono i dati del ministero dell’Istruzione. Nell’anno scolastico in corso gli iscritti hanno raggiunto quota 45.566, record del quinquennio preso in considerazione. La tendenza sembrerebbe essere dovuta all’esigenza delle nuove generazioni di studiare qualcosa che unisca la pratica alla teoria, che insegni come si fanno le cose e come si possa costruire una carriera professionale a contatto con la natura grazie a un’esperienza che affianca lo studio sui libri al lavoro nelle stalle, nei caseifici, nei campi, nei laboratori.

Una sensazione che trova riscontro anche nel tasso di occupazione che si registra: il 73% degli studenti diplomati in uno dei 35 percorsi specifici proposti dalla scuola, trova lavoro a un anno dal diploma secondo le elaborazioni Coldiretti sull’ultimo monitoraggio Indire/ministero dell’Istruzione.

Gli Istituti di agraria proprio per la varietà della didattica offerta fanno registrare un minor numero di abbandoni scolastici e hanno una maggiore attrattività anche per i passaggi degli studenti che arrivano da altri percorsi di studi professionali e non. E non è solo questione “di famiglia” perché nelle varie sezioni non ci sono solo figli di “famiglie agricole” ma sempre più anche giovani appassionati con genitori lontani dal mondo della terra. Molte le possibilità di studio offerte: dalla zootecnia al lattiero caseario, dalla coltivazione di cereali a quello della frutta, passando dalla viticoltura e dal vino all’olio di oliva, dallo studio di boschi e foreste fino al vivaismo ma non mancano neppure percorsi di “Gestione dell’ambiente e del territorio”. 

Il percorso formativo degli istituti agrari varia da 3 a 5 anni a seconda del tipo di competenza richiesta, con materie che, oltre a quelle comuni a tutte le scuole superiori (storia, matematica, italiano, ecc), vanno dall’estimo agrario alla fisica, dalla biologia al marketing, dalle produzioni animali alle tecniche di trasformazione dei prodotti.

«I giovani - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - prima e meglio di altri hanno capito che l’Italia per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte e il cibo. L’agroalimentare italiano offre una prospettiva di nuove e interessanti prospettive di futuro per chi sa esprimere la propria creatività a contatto con la natura».